La strategicità umana e il finalismo teleologico 
 
 
 
Lo sviluppo umano, stretto dal bisogno di sopravvivere (e  quindi di dar seguito ai tre grandi compiti esistenziali (amore/affetti, socialità/cooperazione con gli altri, produzione cooperativa)) e dalla drammatica situazione di inadeguatezza esistenziale procede verso la sicurezza e la salvaguardia di sé attraverso la progettazione di procedure anche molto complesse finalizzate alla costruzione di modalità comportamentali stabili ed efficienti, proiettate strategicamente verso il futuro.  
Ogni bambino, ogni persona, sulla base delle personali convinzioni sulle proprie risorse disponibili e del grado di inadeguatezza riconosciuto, progetta e mette in opera delle strategie di salvaguardia di vario genere e di varia elasticità che, per la precocità di progettazione e dell’ammissibilità personale, tendono generalmente a mantenersi inconsce seppur operanti nel comportamento e nelle scelte della vita. 
In questo senso il comportamento umano è visto non tanto come causato da qualche avvenimento precedente che lo spiega e ne dà conto, ma, assolutamente al contrario, come diretto ad uno scopo futuro, teleologicamente impostato. Così il terapeuta cercherà non tanto le cause dei comportamenti, ma invece gli scopi inconsci. La Psicologia Individuale ritiene la causalità efficace quindi per spiegare i fenomeni semplici ed elementarizzabili, mentre per il movimento umano, intelligente, complesso e capace di strategie, considera preminente il finalismo teleologico, individuare cioè lo scopo di un’azione, di un’emozione o di un pensiero. 
Ogni persona, già dalla primissima infanzia, agisce secondo una méta finale volta, secondo il piano di vita personale, verso la superiorità. 
In questo senso per la Psicologia Individuale non esiste sul piano strutturale alcuna differenza fra piano di vita nevrotico o psicotico o, cosiddetto, normale. Le differenze vanno cercate piuttosto nel posizionamento e nella concretezza di questa superiorità e soprattutto nella dimensione sociale del piano di vita individuale. Vale a dire che ogni stile di vita deve essere considerato legittimo e possibile, la differenza fra i vari stili può essere ricercata nell’efficacia delle mete personali e fondamentalmente nella dimensione sociale del suo obiettivo finale. 
Il paziente fobico che si sente gravemente malato di tumore in questo senso sta cercando di arrestare un probabile, efficace sviluppo della sua vita in una direzione che metterebbe a repentaglio il suo sistema strategico di sopravvivenza. Quest’ultimo, attivo vigile e silenzioso, interviene modulando il pensiero in modo tale da sabotare l’effettivo ed efficace sviluppo consapevole per impedirne la realizzazione. Sul piano inconscio è profondamente pericoloso mettere a repentaglio una sicurezza personale ottenuta mediante un attento controllo dei collaudi personali che farebbero crollare le immagini interne di grandiosità fittizia elaborata come risposta alla propria nullità infantile. 
 
 
 
Alfred Adler 1870-1937
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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